20 giugno 2010 - 11:38:22
categoria: Astronomia
La sonda Hayabusa è tornata
Sono passati quasi 5 anni da quando il 29 novembre 2005 la sonda giapponese Hayabusa (“falco”) si posò per circa 30 minuti sul piccolo asteroide Itokawa nel tentativo di raccogliere qualche grammo della sua superficie polverosa. Se tutto fosse andato secondo i programmi, i preziosi campioni raccolti sarebbero tornati a terra nel giugno 2007. Ma il volo interplanetario di Hayabusa è stato ben diverso da quanto previsto. La sonda, chiamata inizialmente MUSES C, è stata lanciata nel maggio 2003 dall’agenzia spaziale Giapponese JAXA, ed è andata incontro ad una serie di malfunzionamenti di alcuni dei suoi apparati che hanno rischiato di far fallire la missione. Oltre a perdite di propellente, problemi al sistema di alimentazione elettrica e comunicazioni interrotte per mesi, dei quattro motori a ioni di cui è dotata soltanto uno ha continuato a funzionare, costringendo i responsabili della missione ad una serie di profonde revisioni della sua traiettoria, che hanno ritardato di tre anni il suo ritorno a casa. Finalmente la sua travagliata avventura spaziale si è conclusa alle 7.51 del 13 giugno 2010 nel deserto australiano.
Immagine di Itokawa, la cui lunghezza è di circa 400 metri, ripresa dalla sonda giapponese Hayabusa durante il suo primo avvicinamento per raccogliere dei campioni della superficie dell’asteroide. L’ombra della sonda è chiaramente visibile all'interno del cerchietto bianco. Tutto era andato bene fino all’approccio finale all’asteroide Itokawa di cui ha comunque inviato dettagliate immagini. Durante i delicati momenti dell’avvicinamento si è verificato infatti il primo e forse decisivo malfunzionamento. Hayabusa, per effettuare la raccolta di campioni del suolo dell’asteroide, è stata dotata di una proboscide che, mentre la sonda sfiorava la superficie, doveva sparare un proiettile di tantalio che avrebbe fatto sollevare dei getti di materiale che sarebbero stati catturati dal sistema di raccolta. Ai controllori di terra risulta che il fucile abbia fatto cilecca, per cui esiste il fondato dubbio che quando la capsula di rientro in cui dovrebbero essere custoditi i campioni verrà aperta al suo interno non ci sia niente. Il programma originario di prelevamento dei campioni prevedeva che la sonda avrebbe sfiorato per tre volte la superficie dell’asteroide, ma in uno di questi casi è rimasta posata su Itokawa per circa mezz’ora, per cui si spera che un pò di materiale sia rimasto intrappolato nel meccanismo di raccolta. L’operazione di rientro è invece stata un successo. La capsula, del peso di 18 kg, 30 cm di diametro e 15 cm di spessore, si è separata dalla sonda madre ed è entrata nell’atmosfera ad una velocità di 12,2 km/s. Una volta che il suo moto è stato rallentato, grazie all’attrito con l’aria, (protetta dalle altissime temperature dallo scudo termico) si è aperto il paracadute che gli ha permesso di posarsi dolcemente in una remota regione desertica dell’Australia meridionale dove era inizialmente previsto l’atterraggio. Attraversando l’atmosfera, la sonda madre si è incenerita dando origine ad un bolide artificiale, la cui luminosità ha superato di molte volte quella di Venere, ma osservabile solo dall’emisfero australe. La capsula con i campioni è stata portata subito a Tokio dove nei prossimi mesi sarà ripulita ed aperta con tutte le precauzioni per non contaminarla. Solo allora si saprà se tutta la missione è stata un successo o un fallimento. La presenza o meno di campioni di polveri del suolo dell’asteroide, potrebbe anche essere determinante per una migliore conoscenza di asteroidi dello stesso tipo di Itokawa, cioè di asteroidi denominati “Rubble pile” (Mucchi di macerie). La conformazione e la densità di questi oggetti asteroidali rende evidente che si tratta di asteroidi risultato di uno o più impatti distruttivi e della successiva riaggregazione per auto gravità. L'agenzia spaziale giapponese ha inviato una richiesta formale al Guinness dei Primati per il riconoscimento del record di volo della Hayabusa, la sonda spaziale ha percorso sei miliardi di chilometri in sette anni. Secondo quanto riferito dalla Jaxa, la richiesta presentata all'organizzazione di Londra riguarda sia il primo viaggio di andata e ritorno mai compiuto verso un corpo celeste diverso dalla Luna, sia il periodo più lungo registrato per una traversata spaziale di questo genere. La storia completa della sonda e del suo fantastico viaggio lo trovate in questo filmato in lingua inglese. Tiziano Ceccoli pagina: 1 > >> |
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